Tecniche di rottura

Secondo la tradizione della scuola Fèng Huáng, le tecniche di rottura sono presenti nel programma d’esame per cintura rossa, la loro pratica è strettamente legata allo studio delle tecniche di respirazione e alle tecniche dell’uomo di ferro: “Tiea Bu Shan”.

Queste tecniche vengono studiate e praticate al fine di resistere, senza danni, ai pugni o in generale ai colpi, come se si indossasse una protezione di ferro.

L’allenamento consiste nel farsi adeguatamente percuotere il corpo con mazze di bambù o di legno, con lo scopo di stimolare la pelle e i muscoli di superficie, allenando in parallelo le techiche di “Qi” e tecniche di H’ Sing’ Y e di Pakua Chuan.

Quando si parla di forza, la maggior parte delle persone pensa che essa derivi da uno sviluppo esterno (come sollevamento pesi, corsa, body building, ecc.).

Tuttavia, benché queste forme di attività fisica possano determinare un visibile aumento di tessuto muscolare e temprare la resistenza cardiovascolare, nella maggior parte dei casi questi vantaggi sono ottenuti a scapito della salute degli organi interni.

Si deve costruire un fisico sia interiormente che esteriormente per poter migliorare il corretto funzionamento dell’organismo.

Usando il Qi Gong e le pratiche meditative Taoiste si acquisisce la capacità di ricaricare i propri organi e, attraverso l’uso di metodi di respirazione adeguati, si noterà nel tempo un aumento di energia e resistenza.

La parola all’esperto: il M° Raoul Pianella (articolo a cura del giornalista Luca De Franco, estratto dalla rivista Fitness Magazine, 4 Aprile 2000).

In occasione del Campionato Internazionale di tecnica Võ Ðao Viêtnam organizzato dall’Unione Italiana Fèng Huáng, affiliata alla World Union Võ Ðao Viêtnam, il M° Raoul Pianella diede dimostrazione delle Sue grandi capacità nelle tecniche di rottura, spaccando una mazza da baseball con un potentissimo low kick, che lasciò il pubblico del palazzetto di Pieve Emanuele ammutolito.

Il giornalista Luca De Franco intervistò il M° Raoul Pianella (unico in Europa capace di spezzare una mazza da baseball con una tibiata) cercando di capire quale fosse il segreto insito in queste particolari “tecniche di rottura”.

Premesso che le tecniche di rottura sono solo uno dei mille aspetti delle arti marziali (risponde il M° Pianella), bisogna ammettere che sono un ottimo sistema per valutare l’abilità di un atleta. Per frantumare con un solo colpo una tegola, piuttosto che un mattone, sono infatti necessarie un’ottima tecnica, forza fisica, una notevole capacità di concentrazione, la conoscenza delle tecniche di respirazione e un pizzico di coraggio.

Per ottenere queste doti, è importante allenarsi in modo graduale: si inizia irrobustendo le mani, facendo piegamenti sui pugni appoggiandosi al pavimento di casa o del luogo di allenamento. Bisogna arrivare a effettuare tre serie da cinquanta, per un totale di 150 piegamenti al giorno. Questo per i primi tre mesi. In seguito, si eseguono gli stessi piegamenti appoggiandosi sulla ghiaia o il riso o su piccoli sassi: è molto doloroso, ma sviluppa l’esterno delle mani al punto che vengono ricoperte da un callo osseo.

A questo punto si prende un bersaglio ruvido, come un sacco imbottito di mais, sabbia o copertoni, lo si posiziona al proprio fianco e lo si colpisce con il palmo, il dorso e il taglio della mano. Dopo ogni colpo, si lascia cadere la mano dall’alto e la si porta dolcemente al fianco. Questo esercizio va eseguito per 30 minuti al giorno, per quattro mesi. Alla giusta tecnica si deve aggiungere uno stato mentale che si ottiene dopo un certo periodo di pratica con le tecniche di respirazione: 8 posizioni Pakua e 17 movimenti Shàolín.

Trascorsi, quindi, sette mesi dall’inizio si può tentare la prima rottura con una o due tavolette di un legno “morbido” come l’abete.

Certo è che si parla di rotture vere e proprie solo dalle tre tavolette in su; per provarci bisogna avere inoltre una notevole maturità, ecco perché il M° Raoul Pianella fa esercitare i suoi atleti e consiglia agli altri di effettuare queste rotture solo dalla maggiore età in poi.

Dopo il legno, si può passare alle tegole, la concentrazione deve essere totale e l’atleta deve arrivare a non sentire più nulla dell’ambiente circostante. L’atleta deve respirare profondamente e lentamente facendo circolare l’aria in tutto il corpo (Ying – Yang) applicando le tecniche di Qi Gong, deve sentire l’energia fluire dal basso ventre e giungere fino alla mano.

È importantissimo sottolineare che se le tavolette, le tegole o i mattoni non si rompono al primo tentativo, non bisogna riprovare sugli stessi materiali.

Il pugno non colpirebbe, infatti, una superficie omogenea, ma schegge di legno, cocci di tegole, frammenti dei mattoni che potrebbero penetrare nella mano causando delle ferite profonde. Peraltro, anche se la corretta pratica della fase di preparazione dovrebbe riuscire a fortificare le mani e limitare i rischi alla semplice formazione di ematomi, i gonfiori alle mani dopo il colpo sono comunque sempre possibili. Per eliminarli e alleviare il fastidio, è consigliabile massaggiarle con olii canforati alle erbe, di origine cinese, capaci di sciogliere il sangue coagulato e restituire tonicità alle mani.

In caso di ferite o addirittura fratture, invece, è indispensabile l’intervento del medico.

La pazienza e la fiducia sono le componenti maggiori dell’allenamento.

Võ Su Raoul Pianella

Tiea Bu Shan: Tecniche dell'Uomo di Ferro o Vestito di Ferro

Quando la teoria del Qi Gong venne inizialmente applicata alle arti marziali, lo scopo era di aumentare la potenza e l’efficienza dei muscoli. La mente (Yi) viene usata per trasportare il Qi ai muscoli, tonificandoli in modo da farli funzionare con maggiore efficienza.

In generale, un uomo o donna media usa la propria muscolatura a meno del 40% del potenziale massimo: se si riesce a sviluppare la concentrazione e a rafforzare Yi per portare Qi ai muscoli in modo efficace, questi ultimi presenteranno un livello più alto di energia, con il risultato di una maggiore efficienza nel combattimento. Gli stili esterni accrescono in particolare l’accumulo di Qi nelle estremità, coordinandolo con tecniche marziali fisiche.

Il Qi Gong può essere usato per addestrare il corpo a resistere a pugni e calci:

il Qi viene concentrato nella pelle e nei muscoli, allo scopo di tonificarli e consentire loro di resistere a un colpo senza subire lesioni.

Questo esercizio viene chiamato Tiea Bu Shan: il suo nome trae origine dal fatto che le tecniche apprese permettono di resistere senza danni ai pugni o ai colpi, come se si indossasse un "Vestito di Ferro". L’allenamento consiste nel farsi percuotere il corpo con mazze di bambù o di legno e con fili di ferro, con lo scopo di stimolare la pelle e i muscoli di superficie. Il muscolo interessato dovrebbe essere teso e la mente concentrarsi sul "Chi". Dopo numerosi allenamenti concentrando il "Chi" nel punto esatto si può dimostrare il "Chi Kung", piegando aste di ferro contro la gola, facendosi rompere legni sul corpo, rompendo tegole, blocchi, ecc.